Certe notti…da gufi!

Quante persone conoscono la grande vivacità della vita notturna in Italia? Non mi riferisco a discoteche, concerti o eventi mondani ma alle numerosissime specie di animali che popolano ed animano le notti italiane.

Oltre a volpi, tassi, micromammiferi, chirotteri, rane e rospi… autentici padroni dell’oscurità sono gli Strigiformi che sono noti al grande pubblico con nomi popolari come allocco, barbagianni, civetta e gufo. Nel corso dell’ultimo ventennio la ricerca ornitologica, dopo secoli di oscurantismo, ha finalmente dedicato un po’ di attenzione al mondo dei rapaci notturni che comunque restano specie ancora poco conosciute ed è proprio il mistero a rendere intriganti questi pennuti, amici della notte. Rispetto agli uccelli diurni, i rapaci notturni (scientificamente classificati nell’ordine degli Strigiformi) sono soprattutto in Italia uccelli abbastanza trascurati e sovente mancano le corrette informazioni per avvicinarsi e scoprirne le grandi qualità ed abilità. In Italia vivono 10 specie di Strigiformi; tra queste il Gufo di palude Asio flammeus è l’unico che non si riproduce mentre per gli altri sebbene con andamenti demografici diversi abbiamo popolazioni interessanti e certamente sottostimate. Lo studio dei rapaci notturni può seguire vari orientamenti ci sono ricerche sulla dieta e sui sistemi trofici (fondamentali per valutare aspetti sulla conservazione degli Strigiformi), altri sulle vocalizzazioni e naturalmente i più frequenti sono i monitoraggi per valutare la distribuzione di civette, allocchi e barbagianni! Conoscendo l’elusività di questi predatori notturni è spontaneo chiedersi come possano gli ornitologi monitorare e censire questi volatili. Il segreto per poter trovare e censire uccelli che fanno dell’elusività la loro arma più eclatante si chiama “playback”. Il metodo del playback è un sistema di ricerca scientifico che sfrutta la vocazione di molti uccelli a rispondere ad un richiamo di un conspecifico, cioè di un uccello della stessa specie per tentare di difendere con la ‘voce’ il proprio homerange. Utilizzando un richiamo registrato dell’allocco, ad esempio, si stimolano gli allocchi presenti in un dato territorio a difendere il proprio homerange cantando e rispondendo con una manifestazione di aggressività vocale ad un richiamo che, nel caso del playback, è registrato ed emesso con un trasmettitore ed altoparlanti. Strumento di ricerca scientifico, il playback è collaudato ormai da qualche decennio in tutto il mondo; la sua funzionalità è legata ai periodi, alle specie ricercate, ad alcune condizioni meteo e ambientali che possono influire sul rendimento di questa metodologia senza dimenticare che è importante per coloro che lo applicano seguire i protocolli scientifici redatti da esperti del settore. Il playback può essere impiegato con molti uccelli, non solo notturni, ma anche crepuscolari come il Succiacapre o diurni come il Porciglione, la Gallinella d’acqua, il Picchio rosso o verde ma anche tarabusi e altri Ardeidi! Il rendimento di questa metodologia è ottimale con alcuni predatori notturni ma non con tutti; funziona al meglio con l’Allocco Strix aluco, la Civetta Athene noctua e l’Assiolo Otus scops e con le due civette alpine, la Civetta nana e la Civetta caporosso. Con il Barbagianni Tyto alba ed il Gufo comune Asio otus invece il successo del playback è ridotto, anche se le motivazioni e le varianti sono diverse. Il Gufo comune è una specie abbastanza silenziosa, poco territoriale ed il suo canto – un monotono Uhhu… – viene emesso soprattutto a fine inverno prima del periodo riproduttivo. Il Barbagianni invece è aggressivo ma con una vocalità davvero particolare; i suoi canti sono caratteristici soffi ed il volume di queste emissioni sonore non è così potente da essere udito a grandi distanze e questo influisce sul rendimento del playback. Inoltre nelle regioni ove il Barbagianni è ancora abbastanza diffuso difende con maggior aggressività vocale il proprio territorio e questi si traduce con un innalzamento dell’efficienza del playback! Il playback va utilizzato con grande rispetto verso le specie ricercate poiché può produrre uno stress ed esporre gli uccelli a rischi di predazione ma è altresì vero che utilizzato per scopi scientifici o per motivi didattici-educativi può produrre risultati eclatanti. Dal punto di vista applicativo la metodologia del playback è abbastanza semplice, ma per ogni specie è necessario acquisire informazioni approfondite sulla biologia degli Strigiformi poiché i periodi, la scelta degli spot, dei percorsi possono avere notevoli differenze. Per cercare i notturni con questa tecnica di monitoraggio sono necessari alcune strumentazioni (trasmittente con altoparlanti, cd o audiocassetta o file mp3 con i canti registrati) non troppo costosi e la conoscenza del corretto approccio per praticare il playback nel pieno rispetto delle specie ricercate. Dal punto di vista pratico si seleziona un percorso che entra nell’area da monitorare e durante il giorno si svolgono sopralluoghi per poter comprendere al meglio quali siano le aree più adatte per emettere i richiami e vengono predisposti dei punti (chiamati spot) dai quali saranno emessi i richiami ed ascoltate le potenziali risposte. Facendo esperienza, consultando i testi che forniscono i protocolli per questi studi e gli esperti che ne conoscono i segreti saremo certi di aver fatto coerenti scelte per poter ottenere risultati validi, ma sarà l’esperienza diretta sul campo a permetterci di scoprire che esistono alcune difficoltà pratiche. Il vento e la pioggia, le barriere acustiche naturali ed artificiali (boschi, palazzi, strade con elevato rumore…) possono inficiare sensibilmente i risultati ed è per questo che per un corretto approccio a questa tecnica è necessario documentarsi a lungo e consultare qualche esperto.Il rispetto della fauna è da anteporre a qualsiasi forma di playback che non sia motivata da esigenze di ricerca scientifica o da uscite e visite guidate a scopo didattico educativo.

Owl-watching strumento per educare al rispetto della natura.

Con il termine Owl watching s’intende la possibilità di  condurre delle persone in un ambiente naturale per poter osservare dei rapaci notturni ed il sistema migliore risulta essere il playback. Questo sistema di ricerca tuttavia può essere invasivo e disturbare gli animali, pertanto va effettuato da persone esperte e coloro che vogliono avvicinarsi lo debbono fare affidandosi a dei tutor o persone comunque che abbiano già acquisito esperienza al fine di ridurre al massimo i rischi di disturbo, anche perché le visite guidate di gruppo in un ambiente naturale durante la notte possono essere ricche di fascino e mistero ma anche di elevato disturbo specie nei momenti riproduttivi di alcuni vertebrati. In Italia abbiamo molteplici esperienze di Owl-watching, alcune di queste realizzate anche con manifestazioni di portata nazionale come la Notte Europea della Civetta, evento a cadenza biennale giunto alla settima edizione e realizzato in Italia sia nel 2005 che nel 2007! In Entrambe le occasioni oltre 1.000 persone durante una notte di primavera sono state condotte da guide esperte del Gruppo Italiano Civette (www.gruppoitalianocivette.it) in alcune aree di collina, montagna, in aree urbane… alla ricerca di allocchi, civette, gufi, barbagianni ed assioli! Le visite guidate in aree naturali per vedere la fauna da vicino costituiscono uno dei sistemi migliori per tramutare l’ornitologia ed il birdwatching in un momento di aggregazione e di crescita culturale ed ambientale. Chi non ha mai compiuto uscite notturne, ad esempio, non è consapevole del fascino discreto ed irresistibile esercitato sui potenziali partecipanti dai suoni della notte, dai frequenti movimenti della fauna notturna costituita da rane, rospi, cinghiali, pipistrelli e, naturalmente, dai gufi. Abituati a pensare che durante la notte prevalga l’oscurità totale ed il silenzio i partecipanti scopriranno che la luna, se non coperta da nubi, può produrre effetti davvero sorprendenti e garantire una luminosità inattesa dai neofiti, ma saranno gli animali a garantire le emozioni più forti. In stagioni diverse, cercando uccelli differenti, si possono coinvolgere bambini ed adulti in escursioni guidate ove tramite l’ausilio del playback è possibile osservare uccelli altresì visibili solo nei documentari ed è altrettanto emozionante poterli ascoltare durante i loro canti emessi in risposta alle nostre stimolazioni. Il playback in gruppo va tuttavia moderato senza che negli stessi luoghi si debbano replicare uscite a distanza troppo ravvicinata, senza che le persone invadano con luce e rumori aree naturali protette e comunque ricordando che uno degli aspetti prioritari è affiancare all’uscita pratica corrette nozioni tecniche preliminari (o durante una breve conferenza o con qualche parola prima dell’escursione notturna). Se questo ultimo aspetto non fosse espletato si corre il rischio di tramutare l’uscita in un gioco privo di momenti educativi e senza fornire ai partecipanti la corretta comprensione di un fenomeno naturale ricorrente: la difesa del proprio territorio da parte della fauna selvatica.

Evoluti per la vita notturna

Gli Strigiformi espletano buona parte delle loro esigenze biologiche durante la notte e questo è il risultato di un lungo percorso evolutivo che nel corso di milioni di anni ha permesso a questi infallibili predatori di mettere a punto alcune peculiarità morfologiche che li rendono uccelli con caratteri davvero esclusivi nel mondo animale. Le capacità sensoriali di questi predatori sono davvero raffinate e sorprendenti, come vedremo. L’apparato uditivo risulta essere un’arma fondamentale per sorprendere e localizzare nell’oscurità le prede e, seppur privi di padiglioni esterni, gli Strigiformi hanno cavità auricolari disposte in modo asimmetrico e di dimensioni ragguardevoli in raffronto al cranio. L’asimmetria migliora la percezione dei suoni, peraltro eccelsa, che sono recepiti in tempi lievemente differiti l’uno rispetto all’altro. Questo permette ai “gufi” di valutare compiutamente gli spostamenti delle prede sul terreno anche in condizioni di forte oscurità rendendo macchine quasi perfette questi killer alati della notte! Orecchie grandi per sentirci meglio e predare con maggior successo nell’oscurità della notte. Altrettanto importante e straordinario è il piumaggio: morbido e lasso consente ai rapaci notturni di volare nel silenzio assoluto, un vantaggio indispensabile per ghermire prede veloci e diffidenti come i micromammiferi in una condizione, l’oscurità, che potrebbe apparire svantaggiosa. Morbidissimo al tatto è il piumaggio dei rapaci notturni ma è nelle remiganti (le penne esterne dell’ala) che si cela un sorprendente segreto: esse sono provviste di un piccolo pettine (una frangiatura peculiare in alcune specie ma assente in altre) capace di annullare il rumore provocato dell’attrito dell’aria generando un volo silente. Avvalendosi di questi vantaggi i rapaci notturni hanno perfezionato una tecnica di caccia non molto dispendiosa ma davvero efficace: la caccia da posatoio, mentre la caccia in volo è lasciata a poche specie (gufo di palude in prevalenza). Un piccolo tuffo nel vuoto con le zampe protese ed unite seguito da un movimento a pendolo che segue le indicazioni suggerite dall’udito: i successi di questi attacchi sono molto elevati rispetto ai rapaci diurni. Poiché i rapaci notturni sono dotati di grandi occhi sarebbe lecito attendersi una vista straordinaria; invece, pur essendo adattata alla notte, è inferiore a quella di un gatto. I rapaci notturni hanno tuttavia un’altra peculiarità. Il loro campo visivo è di 110° con una visione binoculare e per rimediare a tale limitazione gli Strigiformi possono ruotare il capo di 270°! Ecco perché sovente si osservano in questi predatori vistosi e curiosi movimenti del capo con spostamenti ripetuti a destra, sinistra (head-bobbing) in alto ed in basso (head-weaving). Per poter banchettare con arvicole, grilli, coleotteri, uccelli e comunque con prede sguscianti i notturni hanno a disposizione alcuni ‘strumenti’ molto efficienti: il becco è adunco (ricurvo), non molto lungo e robusto e, rispetto ai rapaci diurni, evidenzia alcune vibrisse presenti anche nei succiacapre. Per ghermire le prede i rapaci notturni sono dotati di artigli posizionati alle estremità di quattro dita; a differenza dei rapaci diurni (che hanno tre dita di fronte ed una posteriore) gli Strigiformi hanno due dita frontali e due posteriori, una delle quali riescono a girare in caso di necessità. La testa dei rapaci notturni è particolarmente grande rispetto al corpo e, grazie ad un piumaggio lasso e voluminoso, assume una forma tondeggiante che in alcune specie è più evidente (es. Civetta capogrosso). Una delle caratteristiche che suggestiona il genere umano è la presenza di occhi grandi (in alcune specie colorati di tinte accese) e di un disco facciale davvero evidente: in alcuni Strigiformi dalle abitudini meno notturne, come quelli ‘nordici’ i dischi facciali possono essere meno evidenti ( es.Ulula e Civetta delle nevi) che svolge una funzione simile a quella di una parabola. La coda costituita da penne timoniere non molto lunghe è abbastanza breve e costituisce assieme alla testa tozza e massiccia un buon elemento discriminante per l’identificazione di uno Strigiforme visto in volo ed in condizioni di cattiva illuminazione.

I dieci ‘notturni italiani’: come e quando cercarli.

Barbagianni (Tyto alba) Unico appartenente alla famiglia dei Titonidi, il Barbagianni è un predatore stenofago (specializzato nella caccia ai micromammiferi). La sua voce è caratteristica, con soffi e rantoli, ma il sistema per censirlo è cercarne i potenziali siti riproduttivi considerato che spesso si riproduce in cavità all’interno di edifici rurali, industriali o abbandonati. Più frequente nelle aree rurali dell’Italia centro–meridionale è un predatore che denota una contrazione demografica significativa. Gufo reale (Bubo bubo) Il più grande rapace notturno al mondo, la sua presenza in Italia è sottostimata, ma resta comunque, confinata ad alcune aree rupestri (collina e montagna) mentre in pianura rimane localizzato in aree con particolari conformazioni geologiche adatte ad ospitarne il nido. Equivalente biologico all’Aquila reale, questo Gufo è capace di nutrirsi di un’ampia gamma di vertebrati e non (a volte cattura persino trote e gamberi di fiume nei torrenti alpini!) ma, poiché occupa territori molto ampi, cercarlo con il playback è sconsigliabile, poiché potremmo non ricevere risposte anche in aree presidiate dalla specie. In questi casi si consiglia il monitoraggio delle pareti rocciose ove si riproduce e dei siti storici (spesso rioccupati) utilizzando una tecnica affine a quella dei predatori diurni che nidificano su falesia (es. Pellegrino, Nibbio, Aquila reale). Assiolo (Otus scops). E’ un piccolo ‘gufetto’ che si nutre in prevalenza di insetti ed invertebrati; le sue abitudini alimentari inducono questi uccelli a compiere migrazioni per evitare la rigidità del clima invernale. Alcuni soggetti svernano nell’Italia meridionale ma molti preferiscono compiere migrazioni talvolta transahariane. Il suo canto è monosillabe (una sola strofa, un “chiuuu” dalle tonalità metalliche che ispirò anche il celebre poeta Pascoli! [1]). Risponde al playback ma va ricercato a primavera inoltrata poiché rispetto agli allocchi inizia tardi a riprodursi. Civetta (Athene noctua) È probabilmente il predatore notturno più comune in Italia, ben distribuito dal Nord al Sud (isole comprese) è lo Strigide più frequente nelle aree urbane. Le piccole dimensioni e gli occhi gialli la rendono facilmente distinguibile è una specie che risponde attivamente al playback anche se si tratta di una specie con oltre 40 tipi di canti diversi (insolito tra i rapaci notturni sempre abbastanza monotoni nei vocalizzi!) e capace di evidenziare soggetti molto vociferi ed altri più ‘taciturni. Si consiglia di praticare il playback tra febbraio e maggio. Allocco (Strix aluco) Predatore che ama i boschi maturi e le aree forestali, ove risulta comune, è molto aggressivo a livello vocale e poiché si riproduce precocemente diviene facile contattarlo con il playback. Il momento migliore per realizzare un censimento scientifico è tra novembre e febbraio nel periodo di formazione delle coppie. Il maschio emette un classico canto caratterizzato da ululati che gli inglesi chiamano Hoot mentre la femmina che vocifera spesso ha un richiamo che ricorda quello della civetta. Gufo comune (Asio otus) Questo gufo, distinguibile per gli occhi color arancio intenso e per i ciuffetti auricolari impropriamente chiamati orecchie, è un animale elusivo e molto mimetico. Si riproduce in aree forestali, giardini e parchi ed anche in boscaglie degradate occupando preferibilmente nidi abbandonati da cornacchie e gazze. Non risponde in modo eclatante al playback e per compiere un corretto censimento il modo migliore è contare i nidi o le avvenute nidificazioni; infatti tra fine aprile e giugno in pioppeti e boschetti, parchi e giardini non è insolito udire il canto (si tratta invero di fischi molto acuti) dei giovani gufi comuni che lasciato il nido rimangono per qualche settimana ancora uniti ai genitori edattraverso questi richiami invocano il cibo e segnalano agli adulti dove si trovano. Nel periodo invernale ai soggetti stanziali si sommano molti gufi provenienti dal centro e nord Europa ed in Italia svernano svariate migliaia di individui! Proprio durante lo svernamento si aggregano e svernano in roost (posatoi) posizionati su alberi che talvolta ospitano diverse decine di gufi comuni. Gufo di palude (Asio flammeus) Unico tra i notturni italiani a non riprodursi nel nostro Paese è una specie che non si può censire con metodi standard, tuttavia nel sito www.flammeus.it trovate molte informazioni su una specie davvero misteriosa. Ottimo volatore rispetto ad altri rapaci notturni evidenzia abitudini insolite che lo portano sovente a cacciare durante il pomeriggio ed al crepuscolo. In molte aree europee la sua presenza è stata rilevata in presenza di zone ricche di Arvicole; la sua preda elettiva è il Microtus arvalis una piccola arvicola che ama scavare tunnel nel terreno. In alcune aree italiane la sua presenza come svernante è sottovalutata ma è invero abbastanza regolare; vere roccaforti per lo svernamento sono il delta del Po ed alcune lagune e paludi venete e romagnole, le aree umide e gli incolti del litorale tirrenico ed anche le isole in particolare in Sardegna ed ancor più in Sicilia. Civetta nana (Glaucidium passerinum) La più piccola Civetta europea è invero un predatore indomito, capace di uccidere piccoli roditori e persino uccelli che la sovrastano di poco nel peso! Popola in prevalenza alcune foreste di conifere di alcune aree alpine tuttavia la sua presenza è legata a quella di un Picide capace di aiutarla in modo indiretto. Infatti il Picchio nero – involontariamente – è un uccello che può incidere sulla presenza e sul trend di questa piccola civetta, poiché i grandi nidi ovali di Picchio nero risultano uno dei siti più apprezzati dalla Civetta nana e dalla caporosso. In primavera il suo canto echeggia tra i boschi di conifere ed è in questo momento che è più facile contattarla al playback. Civetta caporosso (Aegolius funereus) E’ una specie poco studiata ma come per la Civetta nana la sua presenza è localizzata alle aree forestali con ampie coperture di conifere. Anche la “caporosso” si riproduce in nidi scavati ed abbandonati dal Picchio nero ma ama anche riprodursi all’interno di nidi artificiali. Il playback è funzionale, va impiegato in primavera e, come per la Civetta nana, le basse densità note sono da ritenersi frutto di sottostima e di carenza di monitoraggi sebbene siano predatori abbastanza localizzati. Allocco degli Urali (Strix uralensis) E’ un predatore che solo da qualche anno si riproduce in Italia ma la sua presenza è localizzata ad alcune aree forestali del Friuli e del Veneto. Il playback funziona con questa specie ma poiché è rarissima in Italia se ne giustifica l’utilizzo solo per scopi scientifici e solo se operato da persone esperte.

Gufi nella rete!

Il mondo del web è davvero generoso nel proporre siti di grande fascino ed interesse per illustrare il mondo dei rapaci notturni. In Italia spiccano il sito del Gruppo Italiano Civette (www.gruppoitalianocivette.it) con relativa mailing list (con oltre 200 iscritti) ma anche il sito del Gufo di palude (www.flammeus.it). Ricchissimo il panorama internazionale ove emerge uno dei siti internet più belli al mondo per l’ornitologia (www.owlpages.com). Molto importante anche il sito del Global Owl Project organismo mondiale diretto dall’americano David H. Johnson che si occupa di studiare gli Strigiformi cercando di individuare le problematiche che localmente ne minacciano lo status (www.globalowlproject.com). Molto ricco ed appassionante un sito belga dedicato alla civetta ove compaiono dati e ricerche, fotografie, webcam di nidi di civetta e tante altre curiosità, ecco ora il link www.noctua.org.


Marco Mastrorilli
Naturalista, ornitologo, saggista
www.mastrorilli.it
marco.mastrorilli@tin.it

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[1] L’Assiuolo – da “Myricae” 1891-1903 . … veniva una voce dai campi: chiù… sentivo nel cuore un sussulto, com’eco d’un grido che fu. Sonava lontano il singulto: chiù… e c’era quel pianto di morte… chiù… (N.d.R.)

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