Mai arrendersi: un esempio di come per una G.A.E. l’escursionismo non è mai prestazione e competizione

Nella vita può capitare che delle situazioni inattese ci costringano ad abbandonare le nostre passioni oppure qualcosa a cui teniamo moltissimo.
Così è successo ad Alessandro, grandissimo appassionato di montagna e mio carissimo amico con il quale per svariati anni ho avuto il piacere di girare in lungo e in largo le montagne d’Abruzzo mossi dalla nostra irrefrenabile curiosità e voglia di esplorazione.
Tantissime belle escursioni ed entusiasmanti avventure in qualsiasi stagione dell’anno e con qualsiasi condizione meteo. Una coppia affiatata, l’uno si faceva forza sull’altro per superare anche le situazioni più complicate. Un giorno però, senza nessun preavviso, per Alessandro sono iniziati i primi dolori alle ginocchia. Dolori che si facevano sempre più forti, escursione dopo escursione, fino a quando il dolore è diventato talmente insopportabile da costringerlo a fermarsi.
“Vabbè dai non sarà nulla di grave”, “un periodo di stop risolverà tutto”, ci si diceva a vicenda! E invece nulla. Il dolore persisteva e anche il semplice camminare stava diventando una cosa difficile.
Inizia così per Alessandro un lungo periodo fatto di visite specialistiche, consulti con vari ortopedici, radiografie, risonanze e quant’altro. Sindrome femore rotulea con danni irreversibili alla cartilagine dovuti ad una particolare conformazione della troclea, questa la diagnosi che per Alessandro suona un po’ come una “condanna a morte”, un addio ai monti di manzoniana memoria.
Sono seguiti tre interventi chirurgici, lunghissimi periodi di riabilitazione, periodi bui e di sconforto. La montagna sempre confinata li, reclusa nel limbo dei ricordi, purtroppo irraggiungibile. L’ultimo intervento chirurgico però, eseguito a Milano da un luminare, con una tecnica innovativa, riaccende però un lumicino di speranza, e la voglia dirompente di tornare in montagna e di mettersi alla prova si fa spazio prepotentemente nei pensieri di Alessandro. Il ginocchio destro sembra dare dei piccoli segnali di miglioramento, il sinistro invece è ancora messo male. La voglia di tornare tra i monti però è tanta, alimentata da dieci lunghissimi anni di astinenza.
Ed è così che un giorno di metà agosto mi arriva un sms, “Lino, il ginocchio destro sembra andare un po’ meglio e anche se il ginocchio sinistro è ancora messo molto male la voglia di tornare in montagna e di riprovare le emozioni di una volta è tanta. Salirò e, soprattutto, scenderò con l’aiuto delle stampelle. Quando vuoi io ci sono”.
Pochi giorni dopo l’arrivo di questo sms eravamo già in montagna a percorrere uno degli itinerari più affascinanti e panoramici del gruppo montuoso del Monte Velino.

13 i km percorsi, 1100 i metri di dislivello saliti (e SCESI!), 4 le vette di oltre 2000 m raggiunte. Excelsior!

Le foto che seguono sono un omaggio alla montagna, ad Ale e alla sua forza di volontà.

Ercole Di Berardino
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